Leggoerifletto

Pensieri d'amore e di misericordia. Preghiere, lettere e citazioni che siano di nutrimento per l'anima.

In una società sempre più frenetica ed in movimento, ritagliamoci un piccolo spazio per leggere, riflettere e pregare. In questo sito sono raccolte preghiere,  poesie, poesie d’amore, omelie, pagine di libro, pensieri per donare spunti di riflessione personali o di gruppo. L’augurio è che possa servire per arricchirsi spiritualmente, per poter vivere in armonia e pace con chi ci sta accanto, per non cadere nella ricerca del superfluo perdendo di vista i veri valori della nostra esistenza.

 

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·         E Dio creò il padre - Erma Bombeck, don Bruno Ferrero

Quando il buon Dio decise di creare il padre, co­minciò con una struttura piuttosto alta e robusta.
Allora un angelo che era lì vicino gli chiese: «Ma che razza di padre è questo? Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande? Non potrà giocare con le biglie senza met­tersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bam­bino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!».
Dio sorrise e rispose: «E vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nes­suno su cui alzare lo sguardo».
Quando poi fece le mani del padre, Dio le mo­dellò abbastanza grandi e muscolose.
L'angelo scosse la testa e disse: «Ma... mani co­sì grandi non possono aprire e chiudere spille da ba­lia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito».
Dio sorrise e disse: «Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c'è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter strin­gere nel palmo il suo visetto».
Dio stava creando i due più grossi piedi che si fos­sero mai visti, quando l'angelo sbottò: «Non è giu­sto. Credi davvero che queste due barcacce riusci­rebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebè piange? O a passare fra un nugolo di bambini che giocano, senza schiacciarne per lo meno due?».
Dio sorrise e rispose: «Stà tranquillo, andranno benissimo. Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scaccia­re i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro».
Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole; occhi che ve­devano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti. Infine, dopo essere rimasto un po' sovrappensiero, aggiunse un ultimo tocco: le lacrime. Poi si volse all’angelo e domandò: «E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?».

(Erma Bombeck)

 

Degli studenti universitari ebbero come compito per il fine settimana un lungo e caloroso abbraccio al loro papà.
«Non posso farlo» protestò uno, «mio padre mo­rirebbe».
«E poi» disse un altro, «mio padre sa che lo amo».
«Allora è facile» replicò il professore. «Perché non lo fai?».
Il lunedì seguente tutti parlavano, sorpresi, di co­me fosse stata soddisfacente l'esperienza.
«Mio padre si è messo a piangere!» diceva uno. E un altro: «Strano. Mio padre mi ha ringraziato».

(don Ferrero Bruno)

Fonte:"C'è qualcuno lassù" di Bruno Ferrero, ed.ElleDiCi, 1993

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Battesimo

Siamo in Ecuador, nella regione del Panjan, il paese dove c’è la missione delle suore “Figlie dell’Oratorio”, con 30 mila abitanti ed un solo un prete e due suore. Lì fa sempre caldo e ci sono solo due mesi di pioggia all’anno. E’ un paese giovane con pochi anziani. Le case dei poveri sono formate da canne di bambù, sono piccole e ci abitano in molti, tra padre, madre, figli, nonni, zii e zie. Le suore fanno catechesi e oratorio. C’è una scuola di formazione per catechisti della città e delle comunità rurali. Hanno anche aperto una scuola parrocchiale ed un oratorio quotidiano che si chiama: Centro pastorale San Filippo Neri, con biblioteca, computer e collegamenti ad internet. Nella missione dispongono di un campo di calcio ed una piccola piscina. Lì si organizza anche il doposcuola pomeridiano. Due volte alla settimana gli anziani vengono all’oratorio per mangiare.

   

                                                                                                                                               

 

 

 

 

 

 

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