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Il luogo di nascita del popolo ebraico è la Terra d’Israele (Eretz Israel). Là si svolse una parte significativa della lunga storia della nazione, i cui primi duemila anni sono registrati nella Bibbia, là si formò la sua identità culturale, religiosa e nazionale e là, attraverso i secoli, si è mantenuta la sua presenza fisica, anche dopo che la maggioranza fu costretta all’esilio. Nel corso dei lunghi anni di dispersione, il popolo ebraico non ha interrotto né dimenticato il suo legame con la Terra. Con la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948, l’indipendenza ebraica, perduta duemila anni prima, è stata rinnovata.
Il periodo Biblico
I Patriarchi
La storia ebraica iniziò circa 4000 anni orsono (XVII sec. a.E.V. – avanti Era Volgare – circa) con i Patriarchi (Abramo, suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe). Alcuni documenti rinvenuti in Mesopotamia e risalenti al 2000-
Esodo e insediamento
Dopo 400 anni di schiavitù, gli israeliti vennero condotti alla libertà da Mosè che, secondo la narrazione della Bibbia, venne scelto da Dio per trarre il Suo popolo fuori dall’Egitto e per ricondurlo nella Terra d’Israele, promessa ai suoi avi (XIII-
Nel corso dei due secoli successivi, gli israeliti conquistarono gran parte della Terra d’Israele e divennero agricoltori ed artigiani; a questo seguì un certo grado di consolidamento economico e sociale. Tempi di relativa pace si alternarono a periodi di guerre durante i quali il popolo si radunava intorno a guide note con il nome di “giudici”, scelti sia per le loro abilità politiche e militari che per le loro qualità di condottieri. La debolezza intrinseca a tale organizzazione tribale di fronte al pericolo posto dai Filistei (popolo del mare proveniente dall’Asia Minore che si insediò sulla fascia costiera mediterranea del paese), generò la necessità di un capo che unisse le tribù e che facesse del suo incarico una istituzione permanente, trasmessa per via ereditaria.